Droni “certificati”

Continuiamo a dare qualche pillola di conoscenza sul mondo dei droni ai follower che leggono il nostro blog, e che attraverso i media vengono inondati di un “magma informativo” vago e tendenzioso.

Vediamo oggi di sfatare qualche mito in ordine alle macchine, ovvero ai SAPR (droni).

Una “imprecisione” che molti costruttori di SAPR commettono è quella di attribuire alle loro macchine fantomatiche certificazioni ENAC (l’Ente nazione per l’aviazione civile).

Enac rilascia (per conto di EASA) “certificazioni di tipo” per aeromobili (o SAPR) costruiti secondo precisi standard in merito ai requisiti di aeronavigabilità. Ebbene, ad oggi non vi sono SAPR certificati secondo questi criteri in Italia.

Qualcuno ha già modificato il tiro e prova a usare termini meno impegnativi, del tipo: “i nostri droni hanno il riconoscimento ENAC”.

Falso (o, quantomeno, improprio) anche questo!

Questi costruttori vorrebbero intendere, ad essere precisi, che uno o più operatori hanno ottenuto il riconoscimento ENAC dichiarando di utilizzare i loro SAPR. Ma il riconoscimento, in questo caso, si riferisce ad un Operatore, non ad un SAPR.

Naturalmente si tratta quasi sempre di macchine molto valide ed affidabili ma che, al momento, non consentono a chi le acquista di saltare dei passaggi nell’iter previsto (fatto salvo per le macchine per cui il costruttore ha effettuato le prove post produzione).

Inoltre gli aspiranti operatori (bisognerebbe dirlo con chiarezza, una volta per tutte) debbono dichiarare di possedere tutti i requisiti previsti, che vanno ben oltre i requisiti delle macchine utilizzate.

I costruttori inoltre “offrono” spesso la consulenza per ottenere il riconoscimento ENAC come operatori. Questa viene letta effettivamente come una vera utilità dall’aspirante operatore (soprattutto da quelli che non hanno una minima cultura aeronautica) ma questo tipo di consulenze dovrebbero essere erogate da Enti autorizzati, che in effetti stanno cominciando a nascere.

Quello che i costruttori fanno, in effetti, è dare un “aiutino” per la compilazione dei manuali (che brutta cosa!), ma questa è una forzatura che mira a qualificare come “operatore” anche chi non ha le basi conoscitive necessarie. Ritengo che siamo al limite della correttezza e della deontologia professionale. Se ENAC ha stabilito dei requisiti minimi, ebbene questi requisiti non dovrebbero essere “simulati”, scopiazzando qua e là qualche manuale o qualche “Risk Assessment”, solo per agevolare le vendite. Ma tant’è. Siamo in Italia.

Questo è il motivo per cui mi ritrovo sempre più spesso a confrontarmi con colleghi “operatori” che non sono in possesso nemmeno del vocabolario necessario.

Marcatura CE

Qua si raggiunge l’apoteosi del vago. Infatti, pur avendo frequentato numerosi tavoli, convegni e dibattiti, tutti sembrano ignorare l’esistenza della Direttiva macchine (Direttiva 2006/42/CE del 17 maggio 2006 – recepita ed attuata per l’Italia mediante il Decreto Legislativo 27 gennaio 2010, n. 17), la quale vieta l’importazione e/o la commercializzazione negli Stati membri (quindi anche in Italia) di macchine prive di marcatura CE e Dichiarazione di conformità CE.

Ebbene non c’è il minimo dubbio che i SAPR siano macchine ai sensi della Direttiva, però non mi risulta che i SAPR in commercio oggi in Italia siano dotati dei requisiti di cui sopra.

Come mai nessuno solleva questa obiezione? Forse con lo scopo di aiutare un mercato neonato che deve ancora svilupparsi? Forse perché si ritiene che in Italia il settore sia stato già sufficientemente “batostato” dall’entrata in vigore del Regolamento ENAC? Forse per ignoranza?

Fatto sta che i produttori di SAPR oggi sono davanti ad una sfida importante che richiede loro di evolversi e di investire per produrre macchine davvero all’altezza del mercato, ed anche all’altezza dei prezzi che propongono!

 

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